La Roma di Spalletti

[Nota: questo articolo, scritto nel 2011, è stato corretto nel 2015.]

Quando uno straniero riesce ad ambientarsi a San Pietroburgo, nella fredda e ostile Russia, ha raggiunto un grande traguardo.

E nello specifico, se questo straniero è un allenatore di calcio, italiano per giunta, e riesce a portare alla vittoria del campionato la squadra di quella città, significa che deve possedere qualcosa di speciale. E in effetti Luciano Spalletti speciale lo è: basti pensare al record di vittorie consecutive nel nostro campionato (11).
Ma andiamo con ordine: Spalletti nasce a Certaldo il 7 marzo del 1959.

La sua carriera da calciatore la vive in compagini secondarie (Entella, Spezia, Empoli) fino al 1993, anno in cui si ritira dal calcio giocato. Ed è proprio nel 1993 che comincia la sua lunga carriera di allenatore, partendo proprio dalla squadra dove aveva concluso la sua carriera: l’Empoli, in serie C1. Le sue abilità di allenatore emergono lentamente; tuttavia ad Empoli Spalletti inizia la sua scalata alla serie A, riuscendo dapprima a risalire in serie B, nella stagione 1995-96, e quindi anche nella massima serie, dopo appena un anno di purgatorio in serie cadetta, lanciando anche giocatori come Vincenzo Montella e soprattutto il bomber Antonio di Natale. Segue dunque una stagione tranquilla in serie A, ovviamente alla guida del suo caro Empoli, culminata con una salvezza ottenuta alla penultima giornata. Negli anni seguenti allena dunque con alterne fortune la Sampdoria e il Venezia tra il 1998 e il 2000 e in seguito porta alla salvezza l’Udinese e l’Ancona tra il 2000 e il 2002. All’inizio della stagione 2002-2003 è nuovamente alla guida del club friulano, che conduce alla conquista di due piazzamenti in coppa Uefa e addirittura ad un quarto posto in campionato nel 2004-2005 che significa Champions League, risultato storico per il club. Al termine di questa stagione Spalletti si rende disponibile ad abbandonare Udine.

Gli anni d’oro alla Roma

È la Roma ad ingaggiare l’allenatore di Certaldo nell’estate del 2005, con l’intenzione di aprire un nuovo ciclo. Difatti, la stagione precedente fu particolarmente tribolata: alla guida della squadra si avvicendano ben cinque allenatori diversi (Prandelli, Voeller, Sella, Delneri e Conti).  Comincia dunque l’era di Spalletti alla guida del club della capitale.
Durante la prima stagione la squadra è forte, come dimostrato dal record di undici vittorie consecutive ottenute in campionato, ma i tanti infortuni occorsi a giocatori chiave (si pensi a Totti, poi costretto a giocare i mondiali a mezzo servizio) fanno si che la cavalcata trionfale termini solo con un quinto posto in campionato (a causa di una forte flessione finale), poi diventato secondo a tavolino grazie allo scandalo che ha coinvolto il calcio italiano: Calciopoli. L’annata serve principalmente a conoscere i giocatori e cominciare ad affinare l’impianto di gioco tipico della sua avventura romana: il 4-2-3-1.

Inizia dunque sotto i migliori auspici la stagione del post-mondiale, nonostante la sconfitta in Supercoppa Italiana ai supplementari contro l’Inter ad agosto. Il campionato 2006-2007 è relativamente semplice, a causa della mancanza di top team come la Juventus e delle forti penalizzazioni inflitte a Milan, Lazio e Fiorentina principalmente (anche la Reggina venne penalizzata di 15 punti, poi ridotti ad 11, conquistando una grande salvezza). Durante questa annata avviene la rinascita di un grande campione come Francesco Totti, messo al centro del progetto e capace di realizzare la bellezza di 26 reti in campionato ed aggiudicarsi la Scarpa d’Oro come miglior marcatore europeo. La cavalcata in campionato termina, tuttavia, con un immeritato secondo posto alle spalle dell’Inter, amarezza smorzata dalla vittoria della Coppa Italia proprio ai danni dei Nerazzurri. Ma è in Champions che la Roma sfiora il miracolo: dopo 3 vittorie nei gironi di qualificazione, il cammino prosegue agli ottavi dove incontra il forte Lione, squadra che in quegli anni dominava il campionato francese. L’andata termina con un pareggio; il ritorno, giocato in Francia, si apre con un gol di Totti al ventiduesimo minuto. Dopo altri 22 minuti Mancini segna un gol memorabile che spiana la strada alla vittoria dei giallorossi. 

Il cammino della Roma prosegue ma ai quarti il fato accoppia la “Maggica” ai Red Devils di Ferguson. C’è comunque la consapevolezza da parte dei romani di giocarsela quasi alla pari con il team inglese. E infatti l’andata premia i giallorossi, che escono vincitori dall’Olimpico per 2 a 1 con gol di Taddei e Vucinic. Ciò crea eccessivo ottimismo per il ritorno, giocato all’Old Trafford il 10 aprile del 2007. Ma qualcosa va storto: la Roma incappa in una giornata disgraziata e prende ben 7 pallonate dagli inglesi, dove persino Carrick riesce ad andare a segno per due volte. Termina così, un po’ immeritatamente, il cammino dei Lupi nella Champions di quell’anno.

La stagione successiva si apre con la vittoria in Supercoppa Italiana, ai danni della solita Inter. L’annata vede la squadra esprimersi a livelli altissimi: in campionato arrivano ben 24 vittorie e 82 punti, solo 3 in meno dell’Inter; in Coppa Italia trionfa nuovamente ai danni (indovinate…) dell’Inter. In Champions, viene sconfitta ai quarti di finale dal Manchester (dopo aver battuto il Real agli ottavi).

Tattica

[Va fatta una doverosa premessa: negli anni di Udine, quindi immediatamente prima dell’approdo alla Roma, Spalletti optò quasi sempre per una difesa a 3 utilizzando indifferentemente il 3-5-2 ed il 3-4-3: ciò dimostra la grande flessibilità dell’allenatore, abituato ad adeguarsi alle caratteristiche dei propri giocatori. Flessibilità che manca, ad esempio, in un altro maestro del 4-2-3-1, ossia Benitez.]

Il modulo sul quale Spalletti ha imperniato la propria esperienza romana è, come detto, il 4-2-3-1. Avendolo scelto con cura, cucendolo sulle spalle dei giocatori a sua disposizione, tale modulo creò un sistema di gioco armonioso e, a suo modo, unico nel panorama europeo.

spalletti

L’undici tipo della stagione 2006-2007. La posizione di Totti in campo non è casuale.

A Roma Spalletti cucì sulle spalle di Totti il ruolo di unica punta, vista anche la mancanza di alternative; ma, essendo Totti più un trequartista (o seconda punta), era chiaro che non avrebbe agito da centravanti puro. Coraggiosamente, il capitano scelse di caricarsi sulle spalle enormi responsabilità.

Pertanto, sfruttando la sua straordinaria tecnica nel passaggio e visione di gioco, in transizione offensiva Totti agiva da regista offensivo, attirando fuori i difensori avversari. Una volta ricevuta palla, la squadra era disposta quasi con un 4-2-4-0, e lo spazio creatosi alle spalle di Totti poteva essere attaccato a turno grazie ai sistematici inserimenti delle mezze punte che giostravano alle sue spalle.

Simbolo di questa idea di gioco fu, ancor più di Totti, Simone Perrotta.

Il giocatore calabrese, ottimo centrocampista già prima dell’arrivo di Spalletti alla Roma, conobbe un periodo di forma strepitoso con il mister di Certaldo. Spostato in posizione di trequartista centrale, dimostrò di essere la principale arma offensiva della squadra, dopo Totti ovviamente, grazie alla sua strepitosa abilità di inserimento.

In questo video, emblematico, Totti è nella trequarti avversaria e prova un tiro decisamente pretenzioso; sulla traiettoria, in posizione di centravanti, c’è proprio Perrotta, che con un gesto degno del miglior Inzaghi corregge la palla in rete.

Il resto della squadra era altresì di ottimo livello.

In porta agiva Doni, portiere brasiliano, forse l’anello debole della squadra.

Al centro della difesa il tandem era composto da Mexes e Chivu, autori di alcune annate davvero notevoli, che poi valsero ad entrambi proficui contratti con le milanesi (Inter-Chivu, Milan-Mexes). I terzini erano Tonetto e Panucci, il difensore-goleador, che offrivano una spinta costante su entrambe le fasce.

A centrocampo, la protezione della difesa era affidata a due mediani: De Rossi, che offriva tanta quantità, e Pizarro, mente geniale della squadra e impeccabile regista.

Alle spalle di Totti agivano tre mezze punte: Taddei, Perrotta e Mancini,. Detto di Perrotta, sono da sottolineare le caratteristiche peculiari degli altri due giocatori offensivi. Taddei aveva grande capacità di dribblare l’avversario sulla fascia e di offrire assist ai compagni, e fungeva da equilibratore grazie allo spiccato senso tattico.

Invece Mancini aveva maggiori propensioni offensive rispetto al compagno che agiva sull’altra fascia; alla Roma visse le sue migliori stagioni della carriera. Dotato di grande velocità, dribbling, tecnica individuale e tiro, fu presente per i primi tre anni della gestione Spalletti, segnando ben 18, 13 e 13 gol stagionali (44 totali).

In attacco, come detto, riferimento unico era il Pupone Totti.

Menzione va fatta anche per altri giocatori che furono preziosi per Spalletti: su tutti, Giuly, Vucinic, Cicinho, Cassetti e Dacourt.

Il bilancio: qualche successo, molti rimpianti

L’ultima stagione di Spalletti alla Roma non è particolarmente memorabile: nell’annata 2008-2009 è costretto a cambiare modulo, passando al 4-3-2-1 (detto albero di natale). Le prestazioni non sono più esaltanti e la squadra termina al sesto posto in campionato. Lascia dunque la Roma l’1 settembre 2009.
Termina così un ciclo importante per il club capitolino: vincente sì, ma 3 secondi posti consecutivi in Serie A gridano vendetta. Sicuramente aver trovato come avversaria una fortissima Inter è stata la sfortuna maggiore per i tifosi giallorossi. Magra consolazione, per il tecnico, fu l’assegnazione del premio Oscar del calcio AIC come miglior allenatore per le annate 2006 e 2007. Nel dicembre 2015 si torna a pensare a lui come possibile sostituto di Rudi Garcia. È possibile un suo ritorno nella capitale? Nel calcio, si sa, mai dire mai…

Spalletti e Totti, amore e odio

2 pensieri su “La Roma di Spalletti

  1. Bellissimo articolo, mi ha fatto venire nostalgia di una squadra che non ho mai visto, ma di cui ricordo benissimo il rapporto col suo allenatore che ancora vedo a fatica vicino al team di San Pietroburgo. Mi ha impressionato lo splendido gol di Mancini contro il Lione, ma che fine avrà fatto quel giocatore? Mah.
    Complimenti a Luigi che ha scritto un articolo con i fiocchi, frutto di una passione coltivata da sempre, direi.

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